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E-commerce o I-commerce? |
Finchè si abita in città, bisogna piegarsi a certe logiche (comprare comprare comprare - e pagare bollette), perchè solo la campagna offre un concreto margine di guadagno (mediante un congruo piano d'azione).
Ora. Risparmiare richiede terra, l'acquisto della terra richiede soldi, i soldi e la terra non producono niente senza le giuste informazioni, e le informazioni senza il coraggio di applicarle - e di lasciare il vecchio mondo (con le sue abitudini molli e passive) - sono altrettanto sterili. I più sono dunque malvagiamente destinati a restare in città a comprare, anzi, ad accumulare soldi per l'agognato giorno della liberazione (una vacanza estiva).
Orbene, se dobbiamo comprare, tanto vale farlo bene: ogni mio personale spazio web propone si articoli filosofici, ma anche fisici e "filofisici". Sarebbe bene che i webmaster anche loro coi loro banner pubblicitari (e non solo con le disamine politiche) contribuissero a delineare un diverso stile di vita, in transizione verso quello più equlibrato dei tempi futuri.
Col mio sito non farò dunque e-commerce, ma prima di tutto i-commerce, cioè commercio di idee; sarebbe bello se molti rinunciassero a rimpinzare i loro blog di cose per le quali non pagherebbero una cicca, in un'orgia di link al solo scopo di tentare la gente per guadagnare qualche spicciolo. Se da un "traffico" prima di tutto culturale ne viene fuori qualche risoluzione d'acquisto, tanto meglio, ma bisogna spostare l'ago dall'altra parte della bilancia, cioè dalla parte delle cose che contano, che non sono cose (ma persone e, poi, concetti... valori).
L'i-commerce utilizza l’e-commerce, ne ha bisogno, sia perchè un blog ben fatto non è un lavoro di 10 minuti, sia perchè i modesti negozietti sotto casa non possono offrire ai consumatori tutto quello che il mondo ha da offrire. Che queste siano cose ottime o strampalate, è bene per tutti conoscere tutto, perchè ci sia vera libertà di scelta. Purtroppo, però, le moderne forme di pubblicità (in tv, in radio e su internet) hanno abbandonato la loro più autentica vocazione, perchè vinte dal vorace bisogno di "fare soldi" a tutti i costi, cioè - in verità - di sopravvivere in questo mondo così difficile; tocca quindi alle persone comuni fare "save marketing", cioè pubblicità "buona".
Esiste un altro sensato motivo per il quale l'i-commerce và legato strettamente all'e-commerce: spesso il mercato si risolve ad usare quelle logiche (produttive o commerciali) che nella società prendono facilmente piede; soluzioni altrettanto efficaci ma meno richieste vengono trascurate, perchè il mercato è fondato sul meccanismo domanda-offerta: questo per me ha significato trascorrere mezza giornata girando 6 o 7 erboristerie nella mia (grande) città in cerca di foglie essiccate di borragine (una pianta infestante in campagna) che alla fine neppure ho trovato! Le ho trovate su internet. Conclusione: quando si tratta di dare materialità alle proprie idealità, il super-mercato sottocasa può non essere tutto quello di cui abbiamo bisogno: nessuno ha chiesto cose buone nella nostra città, e quindi nessuno le produce nella nostra città perchè sarà difficile venderle. Ecco perchè il web commerce getta lontano la sua ombra, assicurando a tutti i blogger la possibilità di un onesto guadagno (naturalmente, proporzionale alla visibilità che ci ha concesso il valutatore google).
Comunemente si ritiene che l’acquisto fisico presso sedi fisiche offra più garanzie di uno online, ma a pensarci meglio, ben pochi commercianti sono disposti a scartare il pacco del televisore e a testarlo proprio davanti al cliente: la “fiducia” opera in ogni rapporto di compravendita, sia esso fisico o virtuale.
Oggi la legge italiana offre notevoli garanzie circa l’acquisto telematico, e il diritto di restituzione resta insindacabile. Il vero deterrente rimangono però le spese di spedizione (assenti solo se si acquistano servizi). In questo senso molte net-negozi si muovono sospendendone il pagamento per alcuni periodi dell’anno (a Natale ad esempio) o molto più spesso azzerandole completamente una volta superato un certo importo. Per questo consiglio di non comprare subito quello che ci piace, magari in preda alla foga del momento, ma di segnarsi in mente tutto o se possibile aggiungere tutto ai carrelli, aspettando pazientemente che si raggiunga la "linea maginot". Bisogna però in questo caso avere sempre l'accortezza di verificare che il carrello riempito abbia una memoria, con o senza iscrizione, altrimenti terminata la sessione quello si smembra e il giorno dopo tornerà vuoto, come se non avessimo aggiunto niente. Facendo attenzione, invece, compreremo tutto e le spese di spedizione non le pagheremo mai.
Un altro modo per pagarle meno pur senza raggiungere l'importo prefissato dall'azienda, è naturalmente fare più acquisti: di solito il contributo spese postali si aggira intorno ai 6 euro. Troppi! Però se si prendono ad esempio tre prodotti, il c.s.p. teoricamente si divide per tre, ammontando infine a soli 2 euro a prodotto, ammortizzati da possibili sconti e offerte. Si, così va meglio.