Il blocco dello scrittore

 

Racconta Danilo Sacco, la seconda voce dei Nomadi: «[...] Una notte mi sono svegliato all’improvviso: avevo sognato una sequenza di accordi. Mi sono alzato, ho fatto saltare il gatto giù dal letto, ho preso in mano la chitarra e ho suonato ciò che avevo sognato».

 

Questa notte anche io ho sognato una musica.

Più esattamente, ho sognato qualcuno che suonava al piano un motivo molto semplice e quasi banale, e poi lo trasformava, e pur rispettandone l’andamento lo faceva diventare meraviglioso, pieno di profondità.

Mentre ascoltavo mi mordevo le unghie, perché i “passaggi” delle diverse sequenze mi accorgevo essere dopotutto semplici, memorizzabili! Il problema era che si trattava di pianoforte!

Mi mancava solo quest’abilità tecnica di base – che con la pratica sviluppa qualunque pur stupido musicista – per regalare al mondo nei secoli dei secoli qualcosa che il mondo non ha mai udito dall’alba dei secoli, ma che io questa notte ho sognato.

Ora non “ricordo” più quell’armonia.

Non me la ricordo perché… mentre posso facilmente “fissare” su carta (mediante la parola) la sensazione di disappunto e rammarico che sto provando in questo momento, non posso “fissare” su uno spartito i “salti” di vibrazione che qualche minuto fa ho avvertito. Si! sto scrivendo di notte!

Nel sogno c’era addirittura mia sorella che provava a ricomporre il brano, ed io l’aiutavo a mantenersi fedele al “testo”, questo per intendere che la strofa l’avevo già acquisita (per un po’, questa notte), ma svegliandomi l’ho “persa”. L’ho persa con lo stesso meccanismo col quale fino a qualche mese fa perdevo le “parole” o i concetti che mi attraversavano la mente di quando in quando, ma che non trascrivevo su foglietti di fortuna semplicemente perché mi dicevo: “a chi può interessare?”. Oggi sono diventato più “furbo”, e prendo subito nota di quei pensieri ricoperti di smeriglio che tavolta mi passano per la testa, a qualunque ora del giorno e della notte ciò avvenga. In passato mi è infatti capitato di sognare vere e proprie frasi su diversi argomenti, come già “pre-compilate”, pronte in “pacchetti” e visualizzate su veri e propri schermi. Alcune di esse le ho messe in questo sito tal quali come sono arrivate. Altre volte mi sveglio al mattino con la “storiella” già pronta da scrivere. Ma più spesso mi capita di “sentire” un concetto (a qualunque ora del giorno e della notte), trattenerlo nella memoria, e poi elaborarlo a parole mie su carta (il giorno successivo, quando ho un po’ di tempo). Proprio così avrei dovuto fare con la musichetta di questa notte, ma non ho potuto “trattenerla”: non ne ho la possibilità… tecnica! mi manca il famoso “orecchio” per il quale domandando lumi a una signora che suonava in chiesa, mi sentii rispondere: “devi esercitarti!”. Non mi disse: “doni di Dio!”.

Non l’ho ascoltata, e questo è il risultato: perdo acqua come da uno scolapasta! Grazie a Dio ho una abilità, quella di scrivere, ma mi accorgo che non basta a rendere “con esattezza 3D”  i “pensieri” che “produco”, e perciò dovrei integrarla con quella musicale.

Ciò detto, perché ho titolato “il blocco dello scrittore”?

Perché proprio pochi giorni fa riflettevo sul fatto che quel che faccio io, in fin dei conti, non è proprio “scrivere”… ma “unire i puntini”; mi veniva in mente quel gioco facile e carino e rilassante delle settimane enigmistiche…

…solo che io i “puntini” li raccolgo vivendo, un giorno dopo l’altro. Ne prendo nota, li catalogo per argomenti, e quando “il piatto è pronto” suona il campanello. Così, sull’ “unire i puntini” non potevo scriverci un’articolo, o almeno mi sarei dovuto SFORZARE un po’ per allungare il brodo; decisi di non adulterare il purfum e di tenere per me alcuni insegnamenti, dando tempo al tempo; ma oggi ho sognato quel che ho sognato ed ecco, “unisco i puntini”, ed è venuta fuori questa pagina web, con questo consiglio: l’artista non può “bloccarsi” se… vive, se è attento a ciò che vive, se “colleziona” segni, suggestioni. La Vita va sempre avanti per definizione! Ogni intelligenza può farsi scrivana dello spirito della Storia (la propria), se a. ha tempo, b. lo desidera.

Tutti ci entusiasmamo davanti a un quadro di van Gogh e ci chiediamo:

...ma da dove vengono simili idee? Costoro devono essere dei geni! Dei kolossal di anime!" io ho trovato la mia risposta: non vengono da loro stessi. Essi semplicemente “uniscono puntini”, secondo la “preparazione tecnica” posseduta da ciascuno; per qualcuno essa pertiene la lingua e quindi forgiano versetti poetici, per qualcuno pertiene i tasti del pianoforte o le corde di un violino, e quindi portano alla luce sinfonie; per qualcun altro riguarda colori e pennelli; qualcuno lavora con le piante e diventa fine paesaggista...

...qualcun altro lavora con i materiali (scultore), i palazzi (architetto), i concetti (filosofo) o le persone (politico), ma in ogni caso tutti sono filtri, interpreti e mediatori di qualcosa di cui non sono loro stessi causa.

Vi assicuro che la musica che avrei scritto, vi sarebbe piaciuta.