Investire

"Il capitale non è malvagio in sé; è il suo uso sbagliato che è malvagio.
Il capitale, in una forma o un'altra, sarà sempre necessario".

M. K. Gandhi

Hai mai investito i tuo risparmi nel commercio d’armi? Magari tu no ma forse lo sta facendo per te la banca presso cui hai depositato il tuo denaro. Come evidenzia la relazione aprile 2002 del ministero dell’Economia e delle Finanze sull’esportazione di armi nel 2001, sono numerose le banche presenti in Italia che sostengono l’export bellico.

L'idea della banca come agente d'investimento, nasce nel settecento in Francia ad opera dei sansimoniani, in cerca di capitale per finanziare la nascente attività industriale e manifatturiera.

Da allora il sistema di recupero crediti non è cambiato di molto: il poveraccio accumula soldi e per non nasconderli sotto il letto li mette nelle casseforti di banchieri misericordiosi. Quando il capitale raggiunge una certa quota, allora decide di disinteressarsene, affidandolo alle sapienti mani di maghi della finanza che in cambio di quest'atto di abbandono, promettono interessi e guadagni di varia entità.

Orbene, è veramente buono questo disinteresse? E' ben risposta la nostra fede? Ci possiamo fidare di questi uomini?

Come per tutto il resto, bisogna fare i conti con il TEMPO.

Se non ho tempo di occuparmi dei miei affari, è bene lasciare che se ne occupi qualcun'altro.  Ma se non abbiamo tempo di occuparci dei nostri affari perchè non abbiamo voglia di occuparci dei nostri affari, allora non è affatto bene lasciare che se ne occupi qualcun'altro. E' male.

Nel settecento non c'era internet, comunicare costava molto e per sapere che fine facevano i propri risparmi bisognava avviare indagini governative; ora invece con qualche clic possiamo potenzialmente contattare aziende, banche e realtà finanziarie varie, anche dall'alta parte del mondo. Il vantaggio è moltiplicato rispetto agli uomini di 300 anni fa, allorchè un'impresa che oggi adotta una finanza etica non se ne vergogna anzi ne fa motivo di vanto e lo dice chiaramente nel proprio statuto, operando secondo norme e criteri certificati da opportuni istituti di vigilanza.

Pertanto, invece di investire a casaccio cerchiamo di far andare i nostri soldi dove un qualche barlume di Etica conferisce loro un più gradevole profumo!

Ma anche il ricorso alla mediazione della banca, in realtà, non è quanto di più evoluto ci si possa aspettare da un’umanità Adulta. La banca sguinzaglia nel mondo i suoi ministri che propongono a floride imprese e negozianti in difficoltà i loro piani di prestito a interesse; altri invece li manda nelle case e altri ancora li correda di uffici in cui il padre di famiglia sarà assistito in tutte le fasi di cessione del credito. Come si vede, tra quest’ultimo e i primi non c’è alcun contatto. Non c’è legame, eppure sono veramente tutti parte di una sola “storia”. Non c’è molta umanità in questo, non c’è amore: c’è solo un egoistico interesse.

La cosa migliore sarebbe quella di frequentare personalmente le realtà e le persone coinvolte nell’iniziativa economica su cui si investe, un po’ come già accade coi bambini adottati dalle opulente società occidentali. A un certo punto, gli istituti di beneficienza hanno pensato bene di far entrare anche questa eletta prole nelle strategie di marketing, insegnando loro a scrivere affinchè potessero commuovere i finanziatori con le loro tenere letterine.

Una cosa simile dovrebbe farsi anche coi bambini cresciuti, quelli che nel Congo avviano un mobilificio e non sono certi di farcela, quelli che nel Guatemala comprano un vivaio per sostenerci la famiglia ma un’avversità naturale mette tutti in difficoltà, quelli che nel Tibet hanno studiato e hanno brillanti idee ma non trovano nessuno che creda in loro.

Perché tu colto investitore europeo preferisci coi tuoi 50, 100 o 300.000 euro investire nella Colgate o nella General Motors, anziché in queste persone vive e vere come te?

Dio procede di perfezione in perfezione, e non pago dell’idilliaco quadro fin qui prospettato, ne propongo un altro: perché non investire nelle fattorie locali? Perché non acquistare forconi, mangime, galline, capre e alberi da frutta e farli gestire ad altri, aspettando che nel tempo maturi un interesse? Trattandosi di attività direttamente produttrici di reddito (la terra non è una società d’alta finanza), un guadagno anche se modesto è sempre garantito negli anni. E’ vero che le tecniche agricole moderne sono sempre più farraginose e improduttive, ma è diverso nel caso si adottassero altre tecniche di lavorazione della terra quali ad esempio la permacultura.

Il sito appena proposto, è proposto come modello di migliori modelli, perchè in realtà l'entità che vi sta dietro non è la fattoria di nonna papera nè una rete di fattorie, è una comune Società d'Investimento (con pertinenza probabilmente agricola) ad alto rischio di capitale e, quindi, anche ad alto rendimento (se non trova intoppi nelle fluttuazioni del mercato azionario). Ciò vuol dire che magari per qualche anno paga puntualmente e generosamente, ma può darsi che un giorno scompaia con tutti i nostri soldi e non ci sarà tredicina di sant’Antonio in grado di farcela ritrovare onde rivendicare un recupero legale della somma investita. Se ci si vuole garantire meglio, meglio studiare approcci più consapevoli e disciplinati.

Il sito, ad ogni modo, è fatto benissimo: è accessibile, semplice, curato, bello, divertente, e se dietro ci fosse un’azienda agricola locale, e maggiore creatività per permettere all’investitore solidale di comprare anche cesoie, lombricai e mattonelle, il sito diverrebbe un vero e proprio gioco. Come la vita.



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