Legge e Libertà

 

Per i cattolici

 

Lo Stato può e deve fondarsi su una “fede” desunta dalla Rivelazione (bibbia), la quale è “ragionevole”. Fede e Ragione - col medium della migliore filosofia - redigono normative eterne e buone, anch’esse pienamente conformi alla Ragione Universale.

Lo Stato dunque non può solo organizzare “schemi di interazione fra i diversi" - come suggeriva H.T.Engelhardt, ma ha anche il compito di guidare la vita etica e morale di ognuno, poiché ciò che è meglio per ognuno, è suo Dovere Morale stimolarlo e produrlo con ogni mezzo. Ciò non contraddice o reprime alcuna istanza di libertà, perché bisogna avere ben scritto in mente che:

Perciò, per un cattolico, non la libertà e lo spontaneo scegliere producono ciò che è giusto e buono, bensì ciò che è giusto e buono - se politicamente ben promosso - finirà inevitabilmente per fondare la vera Libertà (il voto veramente Libero e quindi una società Libera). h h h h h h h h h h h h h Punto secondo: il Bene è Gesù, ma Gesù non è seguito da tutti gli uomini, quindi non tutti gli uomini possono equamente partecipare al processo decisionale. Questi individui saranno passibili di speciali e capillari interventi rieducativi (apostolato) da parte degli altri. Infatti, la moderna schizofrenica scissione tra “vizi privati e pubbliche virtù”, tra sfera pubblica di controllo e sfera di libertinaggio privato, è improponibile ad una società la cui intima filosofia dovrebbe sempre e in ogni caso risultare costituiva dell’agire esteriore, mai fratturata da incoerenze di sorta. h h h h

Allo Stato non rimane allora che vigilare su tutti gli ambienti di sviluppo della persona perchè esse costituiscano con lo Stato un unico monolitico blocco di virtù e sapienza.

 

Per i laici

 

Le moderne democrazie sono di fatto multiculturali, quindi in esse coesistono di fatto fedi e valori diversi, cioè paradigmi etici spesso incommensurabili fra di loro. Ammesso e non concesso che solo uno di questi sia quello “giusto e vero”, non si può costringere un uomo a vivere secondo tale dottrina pur oggettivamente perfetta, perché nel momento in cui un’opera buona viene compiuta per paura/dovere e non per libera scelta, essa non può più vantare alcuno statuto di virtù e, quindi, in fin dei conti, non può essere gradita neppure agli occhi di un eventuale Dio.

Per questo - dinanzi a un bruto senz’anima - la bellezza, la bontà e la giustizia di un certo stile di vita rispetto a un altro "sono buoni motivi per discutere, protestare, persuaderlo o supplicarlo, ma non per costringerlo o per punirlo in alcun modo nel caso si comporti diversamente“ (J.S.Mill). E dato che nessuno può pensare di possedere la verità tutta intera, l’unico criterio per separare i buoni dai cattivi, continua Mill, rimane questo: il danno effettivo arrecato a terzi.

Mentre quindi lo Stato religioso misura l'intimo grado di aderenza di ognuno alla dottrina salvifica speciale espressa dalla Bibbia e punisce o educa di conseguenza, noi, Stato laico, interveniamo col guanto di ferro solo dopo aver verificato grazie a codici e codicilli la reale nocività di un'azione. L’inviolabilità e la libertà della sfera privata è così ampiamente garantita mentre quella pubblica viene sottoposta a rigida disciplina.



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