Le confessioni ossessivo-compulsive

Malgrado continue confessioni, capita che il broccolo non cresca e la rosa non fiorisca; si rimane tali e quali. La domanda che sorge spontanea allora é: "come mai?  La confessione non è un sacramento con effetti mistici oltre che filosofici?". Risposta: certo! Ma Dio ha bisogno delle tue dita per accarezzarti i capelli! Ovvero: se non ti dai una mossa tu, lo Spirito non completerà nulla di ciò che tu non riesci a completare.

Se hai fatto qualcosa che non va (e sai proprio che non va), sperare un giorno di "recuperare" nel "cuore del futuro", è il modo migliore per continuare a fare quello che non ti va.

Il futuro è solo una parola! Non esiste! (finchè non arriva) ma in nome di questo concetto, gli uomini sono avvezzi a dilapidare le risorse del presente: "tanto domani farò meglio!". Dunque, ciò che spesso ci conduce al peccato, se ci pensiamo bene, non è tanto una somma ignoranza o infinita debolezza (degne di ogni compassione), quanto una volontà di agire "bene" che è semplicemente pervertita. Si spera sempre e ossessivamente che - una volta che abbiamo agito male - questa volontà si converta automaticamente in "buona volontà", e questo è un dolce inganno contro cui lo Spirito è impotente, perchè sappiamo benissimo di svenderci ogni volta per 30 denari.

L'ingrata intenzione il più delle volte continua a sussistere anche dopo aver dato sfogo al nostro più basso istinto, ma non si compie semplicemente perchè si è esaurita la materia necessaria per la sua realizzazione (mia sorella per qualche mese non ha bisogno di assegni e io non sbraito più quando mi chiama al telefono): tu in fondo sai che ancora sei come prima, eppure di fatto non sei come prima: ti senti più... "mondo"? A questo punto è facile cercare qualche "evento" in grado di "consacrare" la tua "nuova" condizione, ed è molto facile trovarlo: una doccia, una passeggiata in campagna, una telefonata, una serata con gli amici, un buon film, una confessione: giusto per "voltare pagina". Risultato?

Riprendi allegramente la via senza pensare che giunto alla fine troverai un orco tal quale quello di prima (forse quando avrai di nuovo "fame" - o la passeggiata sarà finita). Vivere in cerca del prossimo "oggetto" che possa "donare la pace" è consuetudine comune oggigiorno, dinanzi all'ostacolo infatti tutti scappano via urlando, mentre se avessero il coraggio di passarvi attraverso scoprirebbero presto un altro mondo.

Gli "ostacoli" non sono uguali per tutte le persone: si adattano alla debolezza speciale di ognuno, così a volte assumono la forma della miseria, altre volte della malattia, altre ancora dell'ignoranza, del demonio, della suocera e - per i puristi - del peccato in sè per sè. Ma non miracolose vincite al superenalotto nè lacrimose considerazioni o inspiegabili guarigioni e stratosferiche lectio divine ci faranno davvero voltare pagina, giacchè tutte queste cose sono risultati di quel Processo chiamato "Mondo", e in quanto tali non intervengono sulle cause del "processo" della nostra disgrazia. Gli elisir miracolosi possono fare certamente miracoli, ma solo se già viviamo nell'anima della realtà, non nella sua apparenza. Che dire di un tale che diventa ricco e poi perde tutto al gioco? Era diventato ricco, ma non lo era realmente, così ha perso tutto. A volte è solo questione di tempo.

E' estremamente difficile manipolare l'essenza delle cose.

Giungeremo a possedere l'essenza delle cose quando,

tra le difficoltà, non cercheremo di superarle affrontandole.

Da ogni lotta non si esce che perdenti nel preciso momento in cui cerchiamo il "meritato" riposo. E' proprio questo cercare "tregue" dai "nemici" che è "infanzia". Anche in caso di "vittoria", "ritemprati" torneremo dopo qualche tempo all'orco che nel frattempo avrà intelligentemente cambiato forma - proporzionalmente a quanto siamo cambiati noi - e noi, così, non andremo mai avanti. Sconvolti.

Lo spirito di opposizione non può che generare ulteriori opposizioni.

Dopotutto satana significa letteralmente: "colui che si oppone" (!).

Contro satana, dunque, non resta che opporsi alle opposizioni.

 

 

Bisogna provare a sentirsi uno col proprio "nemico", interiore o esteriore. Se non lo si accetta, allora ci si va a confessarsi come un disco rotto mese dopo mese anno dopo anno, e naturale che non ci si emancipi mai dal "difetto": quel difetto siamo noi!

Prima di giudicare, condannare, perseguitare e crocifiggere il "male", abbracciamolo! Bisogna riportare a casa tutto di "noi", non soltanto la parte che prediligiamo: "l'altro" è un altro me stesso, e io sono un altro te.

Se si è Amore, il nemico cattivo fuggirà da sè; il nemico buono, diventerà amico.