
Prudenza e Coraggio
Nel più profondo della nostra anima è confinata una “nebulosità” che a volte noi ci divertiamo a stimolare e a cui ridiamo vita attraverso i nostri comportamenti.
In quell'occasione essa prontamente ci sommerge, destabilizzandoci.
Riconosciamo Dio in noi. Solo questo può alla fin della fiera darci davvero gli strumenti per ignorare completamente ciò che ci disturba, cambiando all’origine l'orientamento dei nostri pensieri.
Non tutti sono però ferrati in questo, e tantomeno nelle cose più banali (messa, confessione). Allora, non resta che spostarsi dall’altra parte della nave, dove la prua si chiama “Coraggio”.
Per poter meglio convertire, trasformare e trascendere questa nebulosità, è necessario avere il coraggio di guardarla completamente, di metterla in evidenza, di analizzarne tutti i suoi svariati aspetti e conoscerne ogni minimo dettaglio. L’obiettivo non sarà soddisfare tutti i nostri “pruriti”, bensì fare uscire dal più profondo di sè stessi quel qualcosa che frena la nostra evoluzione; bisogna guardarlo, riconoscerlo, metterlo in luce, e infine, AMARLO. Questo può essere fatto meglio e più in fretta con l’aiuto eucaristico di Dio.
Quando sentiamo di aver recuperato qualche brandello importante del “sentimento di appartenenza” o d’integrità e si fa una strana bonaccia nel mare, lasciamo che ciò che è stato si addormenti nel più profondo di noi stessi, lasciamo ritornare nel più profondo di noi stessi ciò che resta di quella “nebulosità”, e aspettiamo che si estingua lentamente, molto lentamente.
Dopo svariati esercizi, svariate cadute e ricadute ce la faremo! A quel punto avremo la grande gioia di scoprire che ciò che ci disturbava e che non riuscivamo a superare, non esiste più in noi.
Facciamo attenzione però a non stimolarlo mai più e a non farlo tornare in vita perché tutto il lavoro va rifatto ogni volta che ricominciamo ad alimentarlo, ripetendosi per noi quello che accadde ad Adamo: Adamo non aveva alcun stimolo interno al male; venne da fuori di lui, da un’altra creatura. Lui colse come un gioco il pomo avvelenato di Eva, ed eccoci qui impegnati da millenni a tentare di recuperare il paradiso perduto.
Questo discorso mi induce a farne un ultimo circa la natura della “nebulosità” di cui abbiamo parlato. La nebulosità non sopporta la “luce”, e – illuminata – si indebolisce in modo considerevole, tuttavia questo NON accade perché essa è il demonio! ma solo perchè è una specie di bagaglio dal contenuto misterioso che ci portiamo ovunque andiamo; è mancanza di consapevolezza, esattamente la consapevolezza che Dio dispensa parlando. Allora, evitiamo di puntare il fucile dalla parte sbagliata. Il demonio esiste ma ciò che và fatto non è “fare buchi” bensì colmare i buchi (della coscienza), su cui i demoni allegramente lavorano.