
Spiegare
“Papà, che cos’è quello?”.
“Caro figliuolo, quello è un Amaranthus hypochondriacus, chiamato anche semplicemente “amaranto”; appartiene all’ordine delle Tracheofite, cioè delle specie vegetali dotate di veri tessuti ed organi”.
Domanda: il papà ha fatto una buona lezione al figlio?
La risposta della gente comune, ubriaca di scienza selvatica, è: “certamente!”. Ma analizziamo in dettaglio la risposta del padre affettuoso e sapiente: che cosa ha detto DI NUOVO al figlio?
Che COSA gli ha fatto sapere, che prima non sapeva?
Orbene, l’ha informato che quella pianta viene chiamata “Amaranthus hypochondriacus” oppure “amaranto”. Non pago di ciò, l’ha pure informato che appartiene a un ordine chiamato “Tracheofite”.
Ma il bambino in realtà non ha mai chiesto al padre: “Papà, come si chiama quella pianta nella nostra società?”. Il povero fanciullo voleva solo sapere COSA è quella pianta strana che vede dinanzi a sé. Attrae la sua attenzione perché diversamente dalle comuni piante l’amaranto ha vistosi pennacchi penduli e colorati.
Perciò legittimamente il bambino chiedeva: “Che cos’è quello?”. E noi l’abbiamo massacrato con la nostra raziofrenesia capace di insegnare senza insegnare. Invece di dire al figlio la verità, e cioè: “Caro, vedo quel che vedi tu ma ne so meno di te”, si è preferito inserirlo in fretta nella “vera pratica del sapere” che insegna a dare un nome alle cose e nulla più.
L’amaranto è una pianta dalla quale si ricavano semi per la farina, ma anche tisane per il mal di gola , pertanto, per inserire il fanciullo nella “vera pratica della vita” occorreva dirgli: “quella è una pianta per fare il pane” oppure “quella è una pianta che cura la tosse”. Avrebbe persino potuto dirgli: “quella è la pianta che antichi popoli usavano per celebrare” ma il papà non sa tutte queste cose “reali”, è uno scienziato! L’unica informazione IN PIU’ adombrata dal suo dotto insegnamento, è che non tutti i vegetali sono piante in quanto quelli con veri tessuti ed organi si chiamano “Tracheofite”. Ma il bambino vedeva benissimo che quella pianta era ben diversa da una muffetta, giacchè non ha chiesto: “che cos’è quella muffetta?”, in qualche modo sapeva già di trovarsi di fronte a una “Tracheofita”, perciò andare a scuola da questo punto di vista sarà per lui come tornare all’asilo di se stesso.
In conclusione, quando si insegna bisognerebbe stare attenti a utilizzare un vocabolario UTILE al discente, aderente alle sue reali richieste e aspettative nonchè GIA’ PRESENTE IN LUI STESSO. Cercare invece di AGGIUNGERE un altro vocabolario o linguaggio soprattutto in tenera età quando si ha bisogno di nozioni “vitali”, è uno spreco di energia e tempo. Piegarsi ad imparare le convenzioni e nomenclature sociali è cosa buona e giusta, ma non scambiamo quest’operazione di “adattamento” per “diffusione della CULTURA”!
Anziché riempire le teste di classificazioni sofisticate e scientifici, bisognerebbe godere nel fare traduzioni comprensibili, ed usare i termini scientifici per migliorare le traduzioni comprensibili.