
Quando pregare?
N.B. In questa sezione quando si parla di una vaga "preghiera", ci si riferisce solo ed esclusimanente alla preghiera VERBALE!
Credo che lucifero abbia tormenatato i suoi demoni perchè nel mondo predicassero la seguente novella: "prega quando te la senti".
Credo che la natura umana abbia goduto infinitamente nel piacere e nel dovere di pregare "quando ci si sente". Io sono uno di questi, ma non completamente.
Ho passato circa 5-6 anni a "infliggermi" preghiere; alla fine mi sono stufato e ne ho passati altri 5 a "cercare il ritmo". Conclusione? L'ho perso.
Quando pregavo sistematicamente, premevo certamente sullo spirito - il quale soffriva - ma la mia anima riceveva luci a destra e luci a sinistra che in qualche modo guidavano la vita reale, come un letto d'argilla con le acque del fiume. Ma molte cose andavano "perse", così, perfezionista come sono, arrivato a un certo punto, volli di più, molto di più; fra l'altro presagivo una forma di vita (e una forma d'Unione) che la bocca non era in grado di dare. Paradossalmente, neppure l'immaginazione (mirabilmente congiunta alla parola dopo anni di apprendistato) colmava quel "bug" della coscienza. Così mi diedi alla meditazione, o almeno, ci provai.
Oh che strazio!
Che strazio capire cosa pensare, quando pensare, quanto pensare. Gesù ormai era lontano, perchè non volevo più il rapporto di prima. Volevo di più, ma esattamente non sapevo cosa fosse questo qualcosa di più che volevo, nè sapevo come raggiungerlo. La preghiera verbale pian piano si spense, sperando con ciò di "udire" altro. Beh, ho udito meglio solo i lamenti di mia madre sul far del mattino, così mi accortocciai in me stesso e la mia vita si accartocciò con me, quando così facilmente raffiche di ave marie e padre nostri una volta mi sparavano nel più alto dei cieli.
Vivendo (e non più pregando), alla fine ho capito l'errore nello "script di programmazione". Detto molto brevemente, parlare non risolve e neppure l'immaginazione può dare l'Unione. E' un pò come capire che neppure facendo sesso con qualcuno - per quanto bellissimo e piacevole sia - arriviamo a possedere questo qualcuno. Il partner sta lì lontano e diverso, e benchè si ami e ci si ami, egli non è in te. Tutte le acque e tutti i cibi non sono assimilabili dall'anima assetata e affamata di Tutto.
L'unica cosa che resta da fare è amare, amarsi, farsi prendere dall'amore completamente, così svisceratamente... e neppure queste parole rendono idea della spiritualità dell'unione che si dovrebbe avere per stare con Dio. Posso solo vagamente suggerire questo qualcosa d'altro che è il segreto, l'anima e il fine della preghiera.
Ora che ho capito, però, RIPRENDO LA PREGHIERA VERBALE, ovviamente non come prima, in cui ogni momento della giornata era buono per far prendere aria alla bocca. Io ora so che i rosari sono necessari, ma non sono tutto. Non esaurirò la mia vita spirituale in essi o nella preghiera delle labbra, poichè è necessario dare uguali spazi e uguali tempi ad altre forme di "preghiera", ugualmente dignitose e indispensabili. L'ideale è recuperare un "orologio" - quello che avevo accantonato sedotto dall'agio: "è meglio pregare quando ci si sente". Eh si, è meglio fare rosari quando ci si sente, ma bisogna pregare anche quando non ci si sente. Ogni giorno ad orari fissi, conformemente alla natura della propria anima o della comunità nella quale si è inseriti.