Se non c'è un'etica nel mercato, possiamo aggiungerla noi negli acquisti!!

Diamanti

 

In certi conflitti africani è consuetudine acquistare armi leggere pagandole non in contanti ma con diamanti grezzi ottenuti saccheggiando le regioni diamantifere. Grazie ai diamanti dunque si ottengono le armi utili ad alimentare le guerriglie locali, nonché ad asservire le varie tribù ai lavori forzati nelle cave; essi sono cioè causa prima di lavoro in condizioni di schiavitù, omicidi, smembramento sociale, folle di senzatetto, ed è quantomeno buffo vedere che una pietra barattata con dei fucili d'assalto venga in seguito pubblicizzata e venduta in una gioielleria di lusso come puro simbolo di eterno amore.

Le pietre della Ethical Diamond si differenziano dalle altre per la maniera in cui l’azienda basa la sua attività, ecco alcune fondamentali priorità:

- la sicurezza dei lavoratori;
- l’instaurazione di un rapporto corretto e rispettoso con le popolazioni locali;
- un alto grado di responsabilità ambientale.

I diamanti in questione provengono soprattutto dal Canada, da una miniera situata nello stato dei Territori del Nord-Ovest. Un diamante veramente "puro" rispetta le quattro risoluzioni dell’ONU (n° 1173, 1176, 1306, 1343) che impongono l’attestazione di provenienza da paesi non coinvolti in avvenimenti bellici, di terrorismo e sfruttamento minorile. Una garanzia di eticità è certificata anche dal Kimberley Process Certification Scheme.

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Benetton

 

In Argentina Benetton possiede 900.000 ettari di terra destinata a pascolo per la produzione della lana; questa terra è abitata da sempre dal popolo Mapuche, che è stato ora confinato in una striscia marginale dove le famiglie vivono in condizioni di sovraffollamento, diventando manodopera a basso costo, costretta a lunghi straordinari per ottenere un reddito minimo.

Per migliorare i pascoli l'impresa ha deviato e recintato il Rio Chubut, impedendo ai Mapuche l'attività della pesca.

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Nike

 

Tutte le scarpe Nike sono prodotte in Asia, in particolare in Indonesia, Cina, Thailandia, Taiwan, Corea del sud, Vietnam. Dal dossier choc presentato dalla "Global Alliance for Workers and communities", società no-profit che indaga presso aziende di tutto il mondo, emergono gli abusi subiti dai lavoratori delle ditte che lavorano in Indonesia in appalto per la Nike: molestie sessuali, verbali e fisiche; soprusi e maltrattamenti da parte di superiori, paghette insufficienti, difficile accesso alle cure mediche. I dirigenti Nike hanno dichiarato:"Questo è esattamente quello che volevamo scoprire!" annunciando di voler seriamente affrontare questi problemi.

In Indonesia i sindacati liberi sono illegali e vengono repressi dall'esercito, i dirigenti sindacali sono licenziati, imprigionati, torturati e, a volte, uccisi. I lavoratori Nike lavorano esposti ai vapori delle colle, dei solventi, e delle vernici per ben 12 ore al giorno. Situazioni di sfruttamento di lavoro minorile sono state riscontrate in Cambogia dalla BBC, sempre presso ditte sussidiarie di Nike.

La Nike spende circa 180 milioni di dollari l'anno in pubblicità quando sarebbe sufficiente l'1% di questo bilancio per migliorare le condizioni di 15 mila lavoratori indonesiani.

Il 4% del prezzo d'acquisto di un paio di scarpe Nike è quello che l'azienda effettivamente paga per acquistare i materiali. L'1% va alla manodopera.

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Mitsubishi

 

La Mitsubishi Trading Company è uno dei più potenti imperi industriali e finanziari del mondo. Distruggendo le foreste tropicali al ritmo di 300.000 ettari all’anno, questa compagnia mette a dura prova le popolazioni indigene: il disboscamento diffonde la malaria e la tubercolosi, molti sono ridotti allo stremo perché le loro tradizionali fonti di cibo sono distrutte, altri ancora sono costretti ad emigrare per fare i profughi nelle città. Contro di essa è in atto un boicottaggio da parte della “Rainforest Action Network” per la distruzione delle foreste del pianeta. La Mitsubishi, fra le altre cose, produce missili, cannoni e carri armati.

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Esso

 

La Esso è un gruppo nato nel 1999 dalla fusione delle multinazionali petrolifere Exxon e Mobil.

La Mobil è presente in Indonesia nell’isola di Aceh dove durante il regime dittatoriale di Jakarta ha continuato ad operare indisturbata nell’estrazione del gas naturale, arricchendosi governo e compagnia vicendevolmente. Ha fornito all’esercito indonesiano non solo supporto logistico presso i propri stabilimenti in cui venivano torturati i “ribelli”, cioè la popolazione locale, ma anche le ruspe per scavare le fosse comuni.

In Perù, dove la Mobil ha comprato altre terre destinate all’attività di estrazione del petrolio, alcune popolazioni indigene - fra cui gli Harakmbut - si stanno organizzando per difendere le loro terre da quella che percepiscono essere un' “occupazione”. Ovviamente non è uno Stato ad occuparli, è un'industria.

Tra crisi in Venezuela e guerra in Iraq, il prezzo del petrolio è salito e la Esso ha mietuto profitti per più di 4 miliardi di dollari nell’ultimo trimestre del 2002. Il primo trimestre del 2003 si è presentato altrettanto roseo per la multinazionale che ha stipulato un ghiotto contratto con il Pentagono: fornirà benzina, carburante e oli lubrificanti per i carri armati, i caccia e le navi da guerra statunitensi fino al 2005. Per sdebitarsi del favore, nel 2000 la Esso ha donato un milione di dollari per la campagna elettorale di Bush il quale, appena vinte le elezioni, le ha concesso il nulla osta per l’estrazione di petrolio in aree addirittura protette.

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Original Marines

 

Tutti i bambini sognano di diventare grandi”. Con queste parole Original Marines, rinomato marchio di abbigliamento infantile, posseduto dall’azienda italiana "Imap", ha aperto la sua campagna con cui chiedeva ai bambini di raccontare le proprie aspirazioni. Peccato che nel frattempo ben altri sogni aveva deciso di infrangere.

Imap non ha retro terra produttivo e come tutte le imprese distributive moderne ottiene i suoi capi d’abbigliamento da fornitori sparsi in tutto il mondo, in particolare Cina e Indonesia. Uno dei suoi principali fornitori è PT SCE, impresa localizzata in Indonesia, che si contraddistingue per il disprezzo dei diritti dei lavoratori. Su 1400 dipendenti, solo il 10% è assunto a tempo indeterminato. Tutti gli altri sono precari per essere ricattati meglio. E quando, nel 2012, un gruppo di lavoratori ha osato formare un sindacato aziendale indipendente, è scattata la rappresaglia: 42 lavoratori, per la maggior parte aderenti al sindacato sono stati licenziati illegalmente (dati riferiti al 30 dicembre 2012).

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In questa pagina sono stati esposti solo alcuni esempi di come sia possibile fare del male facendo della pura e semplice "economia".

Esistono però anche delle buone reazioni a tutto questo.

La BasicNet/Kappa è un azienda piemontese che usava servirsi di imprese birmane per la produzione di abbigliamento sportivo da rivendere in Europa. In seguito alla “campagna kappa” lanciata nel 2002, il presidente Marco Boglione ha annunciato la momentanea interruzione dei rapporti di lavoro con quelle ditte dove il regime locale non riconosce ai lavoratori  i più elementari diritti umani.


www.macrolibrarsi.it/prodotti/__essiccatore-biosec-domus-b5.php?pn=3244


 

           

 

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