Introduzione

I. Il problema dello statuto epistemologico della pedagogia e il contributo di Durkheim

 

L'epistemologia studia le condizioni di validità del sapere scientifico. Bene, la pedagogia è una scienza epistemologicamente valida?

Una disciplina quale la pedagogia che non elabori progressivamente il proprio lessico e la propria sintassi è condannata a vivere di prestiti concettuali, di estrapolazioni rapide e abusive che anziché chiarire rendono ancora più oscuro che cosa s'intenda per "lavoro formativo", pedagogico o educativo. Essa dunque deve elaborare un proprio linguaggio, distinto da quello della filosofia o della sociologia, dell'antropologia o di chissà cos'altro; ci viene in aiuto Durkheim il quale, per chiarire la situazione, ci dice: l'educazione è l'azione esercitata sui bambini dalla generazione degli adulti.

La pedagogia è la teoria dell'educazione: non è la “scienza dell'educazione”! La "scienza dell'educazione" descrive la storia, la struttura o il funzionamento dei fatti educativi, e questa non è pedagogia.

Continua Durkheim: ma se vi può essere legittimamente una teoria pratica, ad esempio una scienza applicata in chimica, perché non fare anche della pedagogia - che è teoria - una teoria pratica, cioè un'autentica scienza applicata? (diversa dalla "scienza dell'educazione", naturalmente). Il carattere riflessivo, astratto, nebuoloso della pedagogia, conclude Durkheim, dipende più da contingenze storiche che dal suo proprio statuto epistemologico.

 

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II. La moderna confusione in fatto di pedagogia

 

  • Oggi l'idea di formazione viene in genere dagli insegnanti ricondotta:

- alle sue condizioni storiche di sviluppo (ad esempio la formazione professionale dei quadri dirigenti)

oppure

- alla vita stessa: "Tutto è formazione!", anche guardare un uccellino in volo "forma" lo spirito

 

  • In ambito socio-politico essa è facile venga intesa:

- come strumento di trasmutazione di tutti valori a mezzo della pietra filosofale dell'insegnamento (la scuola panacea di tutti i mali del mondo)

oppure

- come strumento di normalizzazione del pensiero, standardizzazione dei comportamenti, perdita dell'individualità e dell'autonomia intellettuale. Una scuola che addestra alunni disciplinati e obbedienti certamente "forma", ma li depaupera della propria originalità espressiva.

 

In entrambi i contesti si evidenziano orientamenti antitetici: una tendenza "inflazionistica", vorrebbe fare della scuola un luogo capace di supplire a tutte le istituzioni educative difettose (famiglia, stato, società). Al contrario, per compensazione, tendenze "svalutative" accusano la scuola di volersi sostituire alle famiglie. In particolare, in periodo inflazionistico la formazione tende verso l'educazione, cioè verso un insegnamento di respiro molto ampio, di cui la scuola diventa fucina e modello. In periodo deflazionistico la formazione tende verso l'istruzione. In quest'ultimo caso si usa squalificare l'approccio formativo-scolastico mediante fervide apologie del vissuto.

 

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III. L'indagine lessicografica di Pierre Goguelin

 

1. Educare deriva dal latino educare che significa nutrire, allevare animali. Ma educare è probabilmente stato contaminato dà educere, che vuol dire: far uscire, portar fuori. Portar fuori cosa? Verosimilmente, una struttura interiore di riferimento che ci aiuti nelle cose della vita senza l'ausilio di terze persone (i "sorveglianti").

2. In latino, insignare significa mettere un segno, conferire una distinzione, dimostrare; designa cioè l'operativo, il metodo con cui il contentuto viene mostrato al discente perchè lo acquisisca.

3. Nel campo semantico di istruire troviamo: chiarire, avvertire, informare, avvisare, iniziare. Quindi istruire è trasmettere a qualcuno un equipaggiamento intellettuale fatto di informazioni e conoscenze che sono illuminanti o utili per lui.

4. Il termine "formare" deriva dal latino formare e significa – in senso forte – dare l'essere e la forma e – in senso secondario – organizzare, stabilire. Il senso ontologico di "formare" appartiene al mito della genesi in cui Dio creò l'uomo a propria immagine e somiglianza. Formare evoca dunque un'azione profonda sulla persona che implica una trasformazione di tutto l'essere, plasmato secondo l'idea del formatore.

 

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IV. Il triangolo della formazione

 

Formare - in quanto processo - è formare qualcuno a qualcosa, con qualcosa e per qualcosa.

Si parla cioè:

 

- di una "formazione A" (contempla il contenuto e prende il nome di formazione professionale)

- di una "formazione CON" (considera il rapporto col soggetto in formazione e prende il nome di formazione psicosociologica)

- di una "formazione PER" (considera l'obiettivo dell'attività formatrice e prende il nome di formazione didattica)

 

Queste tre dimensioni sono sempre legate poiché un processo educativo s'inscrive necessariamente in un contesto economico e socio-culturale, caratterizzato da una logica dominante e quindi da un problema "tridentino" da risolvere: rapporto del soggetto con la scuola, rapporto del soggetto con se stesso, rapporto del soggetto con il resto della società.

 

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V. La pedagogia oggi secondo Jacky Beillerot

 

Meno una società è sicura del proprio avvenire e del proprio progetto, e più forma: l'intero corpo sociale è oggi impregnato di un pedagogismo diffuso secreto dall'insieme dei corpi costituiti: politici e poliziotti, giudici o medici, mamme e papà fanno ormai la morale in ogni dove, e a chiunque, come se il male si riducesse all'ignoranza.

Questo è precisamente il pedagogismo: la riduzione della Formazione ai meschini contenuti da apprendere o ai meccanici metodi di insegnamento, o ancora - continua la Beillerot - la riduzione dei fini ai mezzi, delle finalità agli obiettivi, dell'essere all’avere. L'inflazione attuale della problematica pedagogica si effettua senza dubbio nel segno del pedagogismo.

 

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VI. La pedagogia oggi secondo Habermas

 

Oggi la pratica pedagogica è animata e sorvegliata da saperi trasversali e teorie di riferimento che non hanno più pretese filosofiche o ideologiche, ma scientifiche! In questa terza età del capitalismo, la formazione svolge il ruolo di cinghia di trasmissione ideologica: trasmette un saper fare dall'apparenza strettamente obiettivo, ma in realtà è l'ethos della tecnocrazia che si vede furtivamente legittimato.

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