Introduzione

"Critica conservatrice" e "critica anticipatrice"

 

L'uomo comune giudica in base a un saggio criterio che splende soave nella sua mente illuminata, ma nella storia della scienza poche volte le critiche hanno avuto un fondamento precostituito su cui formalmente appoggiarsi: nelle ricerche scientifiche le basi argomentative vengono gettate nell'atto stesso del criticare, nel preciso momento in cui si avvia l'opera demolitiva: tuttavia critica dopo critica si costruisce, un pezzo dopo l'altro, una nuova prospettiva la quale gioverà da punto di riferimento alla critica successiva. Il caso esemplare di questo iter è la storia delle intuizioni copernico-galileiane. Galileo non sapeva bene cosa stesse dicendo! (all'inizio).

Ora, i natali di siffatte critiche non sono mai “legittimi”: infatti, a rigore, in questa fase non si argomenta: si afferma, ci si lamenta, si contesta, ovvero non possediamo mezzi di critica chiari, visibili, “puri” ma solo si presagisce in modo assolutamente intuitivo una “forma di vita” che non ci fornisce ancora motivi “razionali” di insoddisfazione ma che, esprimendosi, non rinunciando ad esistere, crea da sè stessa, nella storia, quella “tradizione” e con essa il principio degli argomenti che col passare dei decenni giungeranno a maturazione rendendo infine comprensibile l’intero “processo critico” iniziato un secolo prima con le solite lagnanze e contestazioni “senza senso”. Spiega Paul Feyerabend (1924-1994), un docente di Berkeley:

«Il punto di partenza è costituito da una forte convinzione, che contrasta con la ragione e l'esperienza contemporanee. La convinzione si diffonde e trova sostegno in altre convinzioni, che sono altrettanto irragionevoli se non più (la legge d'inerzia, il telescopio). La ricerca viene ora deviata in altre direzioni, si costruiscono nuovi tipi di strumenti, i dati dell'osservazione e dell'esperimento vengono connessi a teorie in modi nuovi finchè sorge un'ideologia abbastanza ricca da fornire argomentazioni indipendenti per ogni singolo dato e abbastanza mobile per trovare argomentazioni del genere ogni qualvolta esse sembrino richieste».

Abbiamo quindi da una parte una critica “anticipatrice”, cioè basata su criteri non ancora formalmente istituiti, e dall’altra una critica “conservatrice”, cioè basata su criteri già esistenti e ben consolidati nella cultura coeva. Una critica anticipatrice ha sempre un suono un po' strano e i conservatori hanno buon gioco nel dimostrarne l'assurdità. Essi assumono che i “criteri epistemici” - i quali stabiliscono che cosa si debba considerare sapere e che cosa no - sono quelli della tradizione e non quelli degli outsiders, dei ribelli, degli "eretici". E siccome la collettività normalmente preferisce prestare fede alle “persone perbene” piùttosto che agli infedeli, ne viene che i dissidenti saranno presto banditi ai margini di essa in qualche lebbrosario.

Da un simile momento storico potrebbe procedere la moderna critica alla “insensata” astrologia. In un secondo momento di solito si degna la teoria rivale di un confronto, ma ad una condizione: che i termini della discussione siano tradotti in un linguaggio “realista”. Bene,

«che cosa richiede il “realista”? Egli chiede che siano adottate quelle convenzioni di riproduzione a cui è abituato (e che sono soltanto una misera selezione tratta da un cameo molto più vasto). Egli fa cioè di se stesso il metro della realtà delle cose, violando così l'essenza della dottrina realistica stessa. Queste persone, scrive Brecht, fanno sorgere il timore che non si siano mai interessate a descrizioni realistiche, a descrizioni cioè che fanno giustizia alla realtà, ma portano con sè alcune forme di descrizione e di narrazione cui vogliono sottoporre la realtà stessa. Esse non si domandano se trovano la realtà in una data descrizione, ma se trovano una data forma di descrizione nella realtà...» (Paul Feyerabend)

A questo punto il “dialogo” nella maggior parte dei casi è già finito, perché nessuna delle due ideologie può in effetti lietamente accettare di snaturarsi per amore dell’altra, transustanziando il proprio idioma in uno che non le è proprio.

Ma in questa sede si han altri scopi che l’affermazione della propria dignità, dunque procederemo volentieri al “trasloco”. Ecco, in merito alla giustificazione “oggettiva” di quella immonda disciplina – l’astrologia («...che già si può considerare onorata di essere stata chiamata “disciplina”») alla prova A, la prova B e la prova C, frutto delle ricerche di Feyerabend, aggiungiamo la prova D.

Ma probabilmente non si conoscono questi studi; li riporto brevemente:

 

PROVA A

 

«I moderni concetti di astronomia e di fisica spaziale comprendono grandi estensioni di plasmi planetari e un'atmosfera solare diffusa nello spazio sin molto oltre la Terra. Le nubi di plasma interagiscono col Sole e fra loro. In conseguenza di quest'interazione, l'attività del Sole dipende dalle posizioni relative dei pianeti. Se si osservano tali posizioni, si possono predire con grande precisione certi caratteri dell'attivita solare. Nella scienza moderna la disciplina che si occupa di questi studi è la radiastrologia». (P.K. Feyerabend, La scienza in una società libera, p.143)

 

PROVA B

 

«L'attivita solare influisce sulla vita terrestre, come del resto si sa già da molto tempo. Variazioni nel potenziale elettrico negli alberi dipendono non solo dall'attività media del Sole ma anche da singole protuberanze e perciò di nuovo dalle posizioni dei pianeti. Piccardi, in una serie di ricerche estese su un periodo di più di trent'anni, ha trovato variazioni nella frequenza di reazioni chimiche standardizzate che non potevano essere spiegate nè dalla meteorologia nè da condizioni di laboratorio. Egli e altri ricercatori sono inclini a credere che "i fenomeni osservati siano connessi primariamente a mutamenti nella struttura dell'acqua usata negli esperimenti". Il legame chimico dell'acqua è molto debole (1/10 dell'intensità media dei legami chimici) e l'acqua è perciò "sensibile a influenze estremamente delicate ed è capace di adattarsi alle circostanze più varie in un grado che non viene raggiunto da nessun altro liquido". E’ possibilissimo che le protuberanze rientrino in queste "circostanze piu varie", e in tal modo questo fenomeno tornerebbe a dipendere dalle posizioni dei pianeti. Se consideriamo quanto sia grande il ruolo dell'acqua e dei colloidi organici nel processo vitale, non è irragionevole la congettura che "forze esterne agiscano su organismi viventi attraverso l'acqua e il sistema acqueo"». (Ivi, p. 144)

 

PROVA C

 

Esistono speciali centri di ricerca, come il Biometeorological Research Center a Leida e lo Stanford Research Center a Menlo Park, in California, che studiano quella che un tempo veniva designata come "l'influenza del cielo sulla Terra". Sono state accertate correlazioni fra processi organici e inorganici sulla Terra e parametri solari, lunari e planetari. (Cfr. ibidem).

 

N.B. In giurisprudenza viene ammessa come "prova" una serie di indizi purchè siano "univoci, concordanti e numerosi".

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La prova D

 

Si tratta delle parole di un protagonista della ricerca scientifica contemporanea, Paolo Bellavite, professore di Patologia Generale presso il dipartimento di Scienze Morfologico-Biomediche all’Università di Verona:

«Lo sviluppo della biologia molecolare ha dato grande impulso all’idea che l’informazione essenziale della vita stia in una “sostanza”, il DNA. Ciò ha portato però a una visione troppo “angusta” dello stesso DNA, che in realtà è una struttura di risonanza elettromagnetica, dinamica (può cambiare nel tempo), complessa (la sua espressione dipende da un contesto di molti segnali) e che, fra l’altro, è fonte di “biofotoni” nel momento della sua duplicazione».

Con ciò abbiamo recuperato un importante tassello del ragionamento che farà di quel “parto di menti allucinate” che è l’astrologia, un discorso un po’ più “oggettivo”, quindi - per gli oggettivisti - potenzialmente “credibile”.

Il prof. Bellavite ci aiuta finanche a montare meglio gli argomenti raccolti da Feyerabend trent’anni fa:

«Per quanto riguarda i campi elettromagnetici deboli e di bassa frequenza, oggi l’esistenza di effetti non-termici (quindi non legati allo sviluppo di calore, come è ad esempio il caso delle microonde) è dimostrata in vari sistemi esperimentali e ormai generalmente accettata. Campi elettromagnetici d’intensità e frequenza bassa possono modulare azioni di ormoni, anticorpi e neurotrasmettitori a livello di ricettori e di sistemi di trasduzione, cosicchè anche l’attività proliferativa cellulare è influenzata da campi elettromagnetici d’intensità molto debole» (Paolo Bellavite)

E come dimenticare il fisico tedesco F.A. Popp, il quale con il suo team - studiando i biofotoni emessi dall’organismo umano, dimostra che tutti i processi vitali vengono controllati da oscillazioni elettromagnetiche, tanto che egli arriva a definire persino la malattia, all’origine, come un “disturbo del campo elettromagnetico”. L’insieme dei fenomeni bioelettrici che attraversano le cellule

«possono essere visti come una rete d’informazioni sul metabolismo cellulare e organico (omestasi elettromagnetica). Da questo punto di vista, le interazioni elettromagnetiche sono tipicamente a lungo raggio e quindi sono forme di “connessione informativa” globale» (F.A. Popp)

Frullando tutto e aggiungendovi qualcos'altro: con il Sole quale fulcro della fonte magnetica del sistema solare, e l’attrazione e repulsione dei pianeti verso quella forza, l’astrologia si configura come lo studio delle “informazioni” che viaggiano verso la Terra attraverso il vento solare, interfacciandosi con la griglia magnetica terrestre e poi con il nostro stesso DNA (“struttura di risonanza elettromagnetica”). Et voilà, abbiamo “fondato” l’astrologia.

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Spiegare le discipline misteriose

 

Adesso, perché non fare la stessa cosa con lo sciamanesimo o i pittoreschi "vaneggiamenti" delle tradizioni cinesi? Dopotutto è sempre più di moda per la scienza seguire a distanza, zoppicando, qualche tesi non scientifica...

«L’esistenza dei punti di agopuntura è inequivocabilmente dimostrata, come anche l’efficacia della stessa in molte patologie. Non è però ancora chiarita completamente la base fisiopatologica della sua funzione terapeutica» (Paolo Bellavite)

Con passione e serissima mente, profondissimo impegno, è possibile fare pure questo! Ma... perché mai dovremmo tradurre anche questa disciplina orientale nel gergo preferito dalla elite intellettuale occidentale? Ciò la renderebbe forse più “vera”? Nient’affatto! Soltanto più “apprezzabile”, e da chi? Certo non da Sig.ra Verità in persona, ma appunto dalla elite intellettuale dominante, la quale oggi è questa, e domani quell’altra. E quando assisteremo all’inevitabile cambio della guardia, che faremo? Ritradurremo la nostra disciplina nel gergo preferito dalla nuova elite? Che stress per la nostra Vergine alle prese con la salute cagionevole dei suoi innumerevoli mariti! Ho idea che sarebbe bene per lei non costringerla a matrimoni forzati, affrancandola dalle esigenze e manie intellettuali del suo tempo perché sia libera di esprimersi secondo la forma che essa stessa ritiene più opportuna e perché giammai partorisca vivaci pargoletti maledetti alla nascita per la violenza subita. Ad ogni modo, come la scienza ha preteso tradurre l’astrologia nel proprio linguaggio, così l’astrologia dovrebbe godere del medesimo diritto nei confronti della conoscenza scientifica, o no? Questi “liberi sposalizi”, tuttavia, possono essere forieri di inquitenati sventure per un razionalista, perché pongono le sue concezioni in spietata, diretta concorrenza; l’antropologo E.E. Evans-Pritchard a proposito del potere degli oracoli perorato da una popolazione indigena (gli Azande messicani), nel suo libro mette in guardia il ricercatore neofita dallo stare anche solo ad ascoltare con attenzione le argomentazioni da loro avanzate, perché di tanto in tanto i “primitivi” usavano imbandire discorsi fin troppo sagaci per mettere in difficoltà gli antropologi che cervano di convertirli alla razionalità (occidentale). Ecco cosa scrive Evans:

«...se l’argomento razionale dell’antropologo venisse tradotto nei modi di pensiero azande, servirebbe a sostenere l’intera struttura delle loro credenze. Infatti le loro nozioni mistiche sono estremamente coerenti, essendo interrelate da una rete di legami logici, e sono così organizzate che non contraddicono mai l’esperienza sensoriale in modo troppo grossolano e, anzi, l’esperienza sensoriale sembra giustificarle».

Evans suggerisce quindi ai suoi studenti (o discepoli?) di NON ASCOLTARE e di fuggire (con una croce in mano?) questi "selvaggi". Io, da parte mia, nella mia Illuminata Saggezza, direi di fare la stessa cosa, ma per un altro motivo: Gesù rimane Dio anche se non è riconosciuto tale, e per quanto sia stato nobile e produttivo per lui vestirsi di una carne simile a quella dei farisei per convincerli del suo messaggio, ciò non fu sufficiente a convertirli al suo messaggio: volevano un dio diverso. Analogamente, chi ha desiderio di altre verità, non si convertirà a certe verità nonostante qualunque buona, pia e caritatevole opera di traduzione. Posso (con la mente) comprendere tutto, ascoltare tutto ed essere aperto a tutto, ma se non lo sono davvero (col cuore) il risultato non cambia: sempre "demoni" o posseduti da demoni saranno per me i miei fratelli (musulmani, cinesi, indiani e uomini dallo sguardo torvo), proprio come "principe dei demoni" fu chiamato Gesù nonostante i suoi 3 sapienti anni di predicazione. Se non si vuole finire in croce, meglio allora cuocere nel proprio brodo, soli ma... in pace.

 

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Esistere e... resistere!

 

Tutte le verità hanno il medesimo diritto di raccontarsi come meglio credono, perchè è assurdo lagnarsi di un russo per il fatto che non parla l'italiano fin dalla nascita. Che speranze ha, questa, di essere una lagnanza legittima? E che giustizia c’è nel supporre che il linguaggio che capisco solo io, sia il solo linguaggio che dovrebbe esitere nel mondo?

Avere un cuore aperto è cosa difficile da ottenere, ma una mentalità aperta si può avere con uno schiocco di dita, perchè significa essere pronti ad esaminare i meriti e i demeriti di ogni idea, indipendentemente da quanto possa apparire strana a prima vista. Nulla è più importante di questo – si dice: onorare la verità! Ma talvolta solo una tenace ricerca intorno a quella che sembrava una stramba cosmologia crea in un secondo momento i materiali necessari per difenderla contro tutti coloro che prima la ridicolizzavano, poiché la vedevano “senza senso”. Si tratta allora di creare dell'interesse in un periodo in cui le tradizionali ragioni metodologiche non hanno alcuna forza, e di mantenere questo interesse forse per secoli, finchè non appaiono le ragioni-scoperte desiderate, il che è spesso frutto del caso.

«Teorie e concezioni del mondo possono avere un parto difficile e possono dare risultati anche solo dopo molti secoli. Alcuni esempi: la teoria atomica, l'idea che il mondo abbia avuto un inizio, l'idea che la terra si muova, l'idea che gli organismi si sviluppino attraverso un progressivo adattamento, e cosi via. Conviene aver fede e pazientare» (Paul Feyerabend)

Conviene andare avanti e costruire, ma anche saper aspettare finche non si presenti l'occasione giusta. A quel punto un’idea eccentrica, staccata dai più importanti “fatti” conosciuti in un periodo storico troppo "bigotto", troppo impreparato...

«...riesce a diventare un nucleo, un punto di cristallizzazione per l'aggregazione di altre prospettive inadeguate che gradualmente aumentano la loro articolazione e si fondono infine in una nuova cosmologia che include nuovi tipi di evidenza. Non c'e resoconto migliore di questo processo della descrizione che John Stuart Mill ci ha lasciato delle vicissitudini della sua educazione. Riferendosi alle spiegazioni che suo padre gli dava a proposito delle questione logiche, egli scrive: “...le spiegazioni non mi riuscirono ben chiare allora, ma non per questo erano inutili, perche rimanevano nella mia mente come un nucleo, base per le mie osservazioni e riflessioni”» (Paul Feyerabend)

All’inizio, perciò, non c’è un “sistema” cui potersi aggrappare per procedere con sicurezza nelle nostre ricerche, ci sono solo “intuizioni”, e l’intelligenza personale di “dimostrarle”, anzi, di renderle credibili, accettabili al resto della società. «E’ in questo contesto che si dovrebbe inquadrare molta parte dell'opera di Galileo, la quale è stata spesso associata, e a ragione, alla propaganda» (Paul Feyerabend). Un’attività di ricerca e di pubblic relations, questa, condotta con tale perizia e puntualità che descrivendo con superba maestria la nuova esperienza, assesterà la nuova dottrina attraverso nuove percezioni, adesso – dopo una generazionale lavata di capo – da noi prontamente riconosciute come “sempre presenti in noi” e, quindi, “normali”.

La resistenza iniziale incontrata da questo procedimento sparisce quando i fisici si abituano alle idee teoriche contenute nei nuovi fenomeni: essendo ora in grado di produrre queste idee senza alcuno sforzo, giungono ben presto a considerarle diretta espressione di ciò che "è dato nell'osservazione".

Serve non solo abilità (e tempo!) per fare questo, ma anche astuzia e prudenza, perché al fine di non mobilitare contro la nuova visione del mondo il tronfio linguaggio naturale delle (vecchie) apparenze (che nel cinquecento serviva la Chiesa e l’ignoranza, mentre oggi serve la Scienza e la “cultura”) le nuove tesi vanno introdotte di soppiatto:

«...viene utilizzata nell'argomentazione l'intera riserva dell'esperienza quotidiana e dell'intuizione del lettore, ma i fatti che questi è invitato a ricordare sono disposti in modo nuovo; sono state fatte delle approssimazioni, omessi dei fatti noti e tracciate nuove demarcazioni concettuali, cosicchè nasce un nuovo tipo di esperienza, creato quasi dal nulla. Questa esperienza viene poi corroborata insinuando che il lettore la conosceva da sempre: viene cosi accettata come vangelo, malgrado il fatto che la sua componente concettuale sia incomparabilmente più speculativa dell'esperienza del senso comune» (Paul Feyerabend)

Dando tempo al tempo, il nuovo corpo di “spiegazioni” diverrà così tanto “evidente”, da operare pure a ritroso, fornendo lungimiranti “ragioni” a quelle che un tempo erano solo opzioni personali, scelte arbitrarie, scommesse garibaldine (l’audacia di Galileo nel credere al cannocchiale più che alla "Sacra Lettera", l’audacia di Copernico nell'accogliere e sviluppare le idee eliocentriche del pitagorico Filolao di Crotone). La morale è questa:

«Dobbiamo assicurarci che il confronto sia leale, cioè non dobbiamo criticare un idioma che dovrebbe fungere da linguaggio osservazionale solo perchè non è ancora molto noto ed è pertanto collegato meno strettamente con le nostre reazioni sensoriali, risultando così meno plausibile di un altro, più “comune” idioma» (Paul Feyerabend)

Tutto questo spiega perché coloro che intendono introdurre nella collettività nuovi punti di vista molto spesso si trovano di fronte non ad argomenti cui saprebbero probabilmente rispondere, ma a una solida barriera di reazioni tanto più ostica e a prova di proiettile quanto più sottili, insistenti e geniali furono le macchinazioni propagandistiche della precedente elite culturale, che di solito forma i suoi adepti a cominciare dall'asilo. In effetti, quante volte l’eccezione non infirma la regola! Quante volte un miracolo della Beata Vergine Maria, riconosciuto come “inspiegabile” dai medici, lascia indifferenti i fisici, gli atei e i medici stessi. “Argomento” per cambiare “fede” lo era, ma non era una cultura, quindi il fisico, l’ateo e il medico si ritrovano sempre con un pugno di mosche in mano.

Pertanto, in verità, nulla è più importante di questo: impedire che la gente sia oggetto di intimidazione da parte di ignoranti boriosi che dileggiano ora questa ora quella dottrina per pura fede, senza conoscere "i fatti" raccolti dal pensiero antagonista e con ciò senza mostrare la benchè minima sensibilità storica: il progresso nella storia è stato sempre determinato da una graduale talvolta improvvisa reinterpretazione delle conoscenze tradizionali e degli strumenti intellettuali con cui si “misura” l’esperienza.

Si tratta di aprire le frontiere della scienza (ma prima ancora, della mente degli uomini) a quei saperi borderline che, finchè non adeguatamente frequentati, come dice Paolo Bellavite, «è molto limitativo definire come “non convenzionali”».

 

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